Designer, maker, sampler

Consapevoli o meno, siamo tutti circondati dal lavoro dei designer. E se anche usiamo la parola design per descrivere ambiti molto specifici – legati all’arredamento, alla moda o alla comunicazione visiva – dobbiamo ricordare che il suo significato è in realtà molto più ampio e coincide con quello di progettazione. Di cosa si tratta? Bruno Munari, nel saggio Da cosa nasce cosa, sosteneva che “la progettazione altro non è che una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza, allo scopo di raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo”. In questo senso, è quanto di più trasversale possa esistere; c’è chi progetta case, chi progetta sedie, chi progetta libri: noi progettiamo campionari.

Il metodo progettuale non è assoluto, né dato una volta per tutte: cambia a seconda dell’ambito di applicazione e del problema che è chiamato a risolvere. Come dice Bruce Archer nel suo Metodo sistematico per progettisti, “un singolo problema di design è piuttosto un insieme di molti sottoproblemi”. Quelli con cui noi ci confrontiamo più spesso, per esempio, sono: quante stoffe dovrà contenere questa tirella o quanti materiali ci saranno in questo campionario? Come si trasporterà? Quali dettagli sono irrinunciabili? Quanto dovrà costare? Si tratta di aspetti molto diversi – al contempo tecnici, estetici ed economici, che rivelano quante sono le variabili da tenere in considerazione ogni volta che si progetta.

Essere dei maker oltre che dei progettisti è un buon punto di partenza, perché l’esperienza del fare offre una marea di informazioni a chi progetta. Un patrimonio di conoscenze conquistato sul campo, tanto più fruttuoso quanto più viene ridiscusso. Il lavoro dei maker è in costante evoluzione e cambia con il cambiare dei materiali, delle possibilità progettuali, della tecnologia a disposizione. L’obiettivo è dare una risposta fattiva e concreta a una domanda più astratta, quasi filosofica. Chi progetta case si chiederà come rendere allo stesso tempo funzionali e confortevoli gli spazi dell’abitare. Chi progetta sedie cercherà di migliorare l’esperienza del sedersi – tra comfort, estetica, status, ecologia e tecnologia. Chi progetta libri lavorerà su come tradurre un’idea in una forma grafica fatta di tipografia, immagine e spazi bianchi. E chi progetta campionari?

A noi piace pensare di offrire soluzioni per semplificare la complessità riducendo, organizzando e valorizzando, come dicono le leggi della semplicità di John Maeda. O più concretamente, considerando ogni campionario un progetto di design.